L’intricata danza di tempo e tatto: approfondimenti dalla corteccia somatosensoriale

La nuova ricerca è stata appena pubblicata su Nature Communications
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The intricate dance of time and touch

Il passare del tempo è percepito con precisione dal cervello. A differenza del tatto, della visione, dell'udito, dell'olfatto, non esistono però i recettori sensoriali per questa funzione. Questo mistero ha a lungo stuzzicato i neuroscienziati per la possibilità che la percezione del tempo possa "agganciarsi" alle autentiche modalità sensoriali. Una nuova ricerca dimostra ora che la percezione del tempo incorporata in un'esperienza tattile fonda le proprie radici nella doppia funzione di una specifica area del cervello: la corteccia somatosensoriale. Il professor Mathew Diamond e il suo team di ricerca della SISSA hanno pubblicato i loro risultati su Nature Communications, gettando così luce sull'intricato intreccio tra il senso del tatto e il senso del tempo.

Nell’elaborare gli stimoli ricevuti attraverso la pelle, i neuroni nella corteccia somatosensoriale rappresentano in dettaglio le caratteristiche degli stimoli, culminando nell'esperienza soggettiva del tatto. Tuttavia, lo stimolo è stato breve o prolungato nel tempo? Come emerge la percezione del tempo trascorso? I risultati del team di ricerca indicano che la corteccia somatosensoriale contribuisca alla percezione del tempo.

Utilizzando l'optogenetica, una tecnica che consente la modulazione dell'attività neuronale mediante l'applicazione di luce alla corteccia cerebrale, lo studio ha stabilito una connessione tra due esperienze apparentemente distinte ossia il "cosa" e il “quanto lungo" di uno stimolo. Nei ratti addestrati a valutare l'intensità delle vibrazioni trascurando la durata, l'intervento optogenetico ha influenzato l'intensità percepita. Al contrario, negli animali addestrati a valutare la durata della vibrazione trascurando l'intensità, l'intervento optogenetico ha influenzato la durata percepita. Questi risultati confermano non solo la funzione attesa della corteccia somatosensoriale nella costruzione del senso tattile, ma supportano anche l'idea che la percezione del tempo ha radici in una rete diffusa di aree cerebrali con funzioni diverse, tra cui il tatto. Questa ricerca getta le basi per studi futuri che esplorano l'intricata relazione tra le esperienze sensoriali e la percezione del tempo.