Crudo o cotto: così riconosciamo il cibo

New study by Professor Rumiati's research group published in Scientific Reports

Vediamo una pera o una mela? Per riconoscerla nel nostro cervello si attiverà la nostra corteccia occipitale. Un pezzo di pane o un bel piatto di pasta al sugo? Entrerà in azione un’altra regione, chiamata giro temporale mediale. Regioni cerebrali diverse per cibi diversi, crudi in un caso e trasformati nell’altro, perché sono coinvolte due componenti della cosiddetta “memoria semantica”, quella a cui facciamo sempre ricorso per riconoscere il mondo che ci circonda. Più in particolare, secondo una nuova ricerca targata SISSA e appena pubblicata sulla rivista Scientific Reports, per identificare i cibi “nature”, come la frutta fresca, a lavorare è la parte della memoria semantica dedicata al sensoriale, in cui sono le caratteristiche sensoriali, come quelle visive o tattili, a portarci all’identificazione di un oggetto. Per quelli trasformati o cotti, invece, sono le regioni cerebrali associate alla memoria semantica per le caratteristiche funzionali, con la quale riusciamo a identificare un oggetto attraverso la funzione che gli associamo, a essere coinvolte di preferenza: come se, per i cibi cotti, il riconoscimento arrivasse attraverso il processo che ha subito, i suoi valori nutrizionali o le abitudini nel consumarlo. Uno studio, questo, che con i suoi risultati apre nuove prospettive di indagine sul funzionamento della nostra memoria e anche su come, nel nostro cervello, vengono elaborate le informazioni legate al cibo.