J. Robert Oppenheimer - the stage play

A Caraboa Teatro production, with the contribution of the Interdisciplinary Laboratory of SISSA
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On Thursday 14 December, at 8.30 p.m., the Miela theatre in Trieste will stage the play J. Robert Oppenheimer by Giuseppe Mussardo, theatrical adaptation by Gioia Battista, with Rosario Tedesco, Nicola Ciaffoni, Klaus Martini, Daniele Molino, and with the voice of Michela Ottolini - a Caraboa Teatro production, with the contribution of the SISSA Interdisciplinary Laboratory.

Entrance is free of charge. Places can be reserved by writing to ilas@sissa.it

The event will be in Italian.

Giugno 1954. Nel processo a Oppenheimer va in scena il dramma di un uomo, schiacciato dalle lotte di potere tra lobby politiche e militari, e ossessionato dai fantasmi che lo rincorrono e che lo assalgono. Un tempo la scienza era libertà, leggerezza, il piacere di sondare i misteri della natura. Ora, suo malgrado, aveva scoperto che era anche morte, distruzione, e un formidabile e tragico gioco di potere. La bomba, la sua bomba, aveva creato una spaventosa valanga che aveva finito per travolgere e distruggere pure lui. Sulla scena due piani di realtà, quello del processo-inchiesta a Oppenheimer, interpretato da Rosario Tedesco, dove il procuratore Robb, Klaus Martini, e l’avvocato Garrison, Daniele Molino, preparano l’interrogatorio e le testimonianze come se stessero allestendo uno spettacolo teatrale, regia luci e audio su palco, per entrare nel vivo del processo-farsa, il cui esito è già deciso. Il secondo piano è quello di un dialogo surreale, dove l’incontro con Teller, interpretato da Nicola Ciaffoni, prende una sfumatura quasi onirica, rafforzato dalla voce incombente della moglie Kitty, che ha la voce di Michela Ottolini, un incubo in cui Oppenheimer si trova suo malgrado e dal quale non può fuggire. Questi due piani, apparentemente così distanti, si fondono durante lo spettacolo fino a convergere, immergendo lo spettatore nell’aula del processo e allo stesso tempo nella mente del grande scienziato. Assistiamo all’atto finale di una tragedia che tocca un mistero ancora più profondo: possiamo mai conoscere noi stessi e gli altri? O siamo destinati a convivere con l’enigma? “Con Oppenheimer non c’è mai fine a nulla”.