Nanoparticelle per attivare i neuroni: l'HFSP premia il gruppo di Laura Ballerini

More than one million dollars from the Human Frontiers Science Program for a cutting-edge three-year project

Nanoparticelle che grazie a un lampo di luce infrarossa sono in grado di rilasciare segnali elettrici o specifiche sostanze alle cellule nervose a cui sono legate. Un progetto tutto nuovo, quello coordinato dalla professoressa della SISSA Laura Ballerini con il ricercatore Denis Scaini, dalle importanti riflessioni scientifiche e con un orizzonte applicativo molto lontano ma affascinante. “nFlare: an innovative light approach to study and modulate neuronal activity in vitro and in vivo”, questo il titolo della proposta, si è appena aggiudicato un finanziamento da più di un milione di dollari nell’ambito dello Human Frontiers Science Program, programma per il sostegno della ricerca nel campo delle scienze della vita tra i più competitivi e prestigiosi a livello internazionale.

Quello che sta per partire è un progetto scientificamente molto intrigante, spiega Ballerini, che “si basa su un approccio che prevede che un certo numero di nanoparticelle si possano agganciare alla membrana cellulare dei neuroni. Qui, con la stimolazione della luce infrarossa - che riesce a penetrare i tessuti e per questo, per i nostri scopi di ricerca, è estremamente interessante - le nanoparticelle possono attivare o disattivare specifiche cellule, o parti di esse, con un’azione mirata. Si tratta di ricerca di base, che potrà essere utile per capire i meccanismi più raffinati del funzionamento dei neuroni con un approccio minimamente invasivo”. Parlare di risvolti applicativi di questa tecnica, spiegano Ballerini e Scaini, è del tutto prematuro: “Ma certo, si possono immaginare sviluppi molto suggestivi. Si potrebbe per esempio far rilasciare specifici farmaci, in precise aree del sistema nervoso, con un colpo di luce.  O attivare una stimolazione elettrica in uno determinato sito, senza bisogno di un elettrodo di stimolazione o senza la necessità di modificazioni genetiche come nel caso della optogenetica. Il nostro scopo per il momento è quello di perfezionare questa tecnica e mettere a punto una metodica efficace ed efficiente”. 

Il gruppo della professoressa sarà coordinatore del progetto, in un panel che comprende anche l’Università di Chicago e l’Università di Cambridge: “È un risultato che ci rende particolarmente orgogliosi, per diverse ragioni” spiegano gli scienziati “È una call a cui partecipa tutto il mondo: noi siamo arrivati sesti sulle 61 proposte selezionate per la fase finale, sulle oltre 600 che hanno partecipato a quella iniziale. Il finanziamento è davvero consistente e le collaborazioni che, come capofila, porteremo avanti per questa ricerca sono di grandissimo spessore scientifico. Per il nostro gruppo di ricerca, e per la SISSA, si tratta insomma di un risultato molto importante”.