Astrociti e neuroni: le vescicole extracellulari si muovono così

The new research has been published in the "Journal of Extracellular Vesicles"
Immagine
abstract-2352004_1920 (1).jpg

In gergo si chiamano “vescicole extracellulari” (EV) e sono rilasciate da tutte le cellule per comunicare fra loro. Succede anche nel nostro sistema nervoso centrale: in situazioni di normalità ma anche in quelle patologiche queste rotonde missive si spostano lungo le cellule nervose per raggiungere specifici siti in cui rilasciare il loro contenuto. Come questo movimento sia possibile, però, fino a oggi era rimasto un mistero.  

Una nuova ricerca pubblicata su “Journal of Extracellular Vesicles” ha fatto luce su questo punto, concentrando l’attenzione sulle EV più grandi, finora meno studiate. Nella ricerca è stata analizzata la comunicazione tra specifiche cellule chiamate astrociti e i neuroni. Utilizzando raffinati strumenti ottici, gli scienziati e le scienziate del gruppo del Professor Giuseppe Legname della SISSA e dell’Istituto di Neuroscienze del CNR hanno compreso per la prima volta che il loro movimento lungo la superficie cellulari avviene grazie a specifici processi molecolari.

In particolare, gli scienziati e le scienziate hanno scoperto che lo scorrere passivo lungo i neuroni è dovuto al legame della molecola di proteina prionica (PrP) presente sulla vescicola - la stessa che in forma mutata è responsabile delle malattie prioniche - con un recettore che si trova sulla superficie della cellula nervosa. Il movimento sarebbe possibile sia in avanti che all’indietro. Questa strategia, dicono gli scienziati, si unirebbe a quella di una frazione più piccola di EV che sono invece in grado di muoversi autonomamente, grazie a dei filamenti di actina presenti al loro interno.

Spiegano gli autori e le autrici della ricerca: “Questi risultati rivelano per la prima volta un doppio meccanismo sfruttato dalle vescicole extracellulari prodotte dagli astrociti per raggiungere passivamente o attivamente i propri siti target sulla superficie dei neuroni. Il nostro studio svela anche il ruolo delle molecole PrP in questo processo”. Questa scoperta potrebbe avere anche importanti ripercussioni di carattere terapeutico. È stato infatti dimostrato che le EV sono portatrici di diverse molecole patogene, come quelle che caratterizzano malattie come l’Alzheimer: “Si potrebbero identificare PrP e il recettore neuronale come possibili target per impedire la diffusione delle proteine amiloidi tossiche nei pazienti affetti da malattie neurodegenerative, fornendoci così un’arma finora inedita. Più in generale” concludono i ricercatori “il movimento extracellulare, di cui abbiamo delineato le caratteristiche con questo lavoro, potrebbe essere una caratteristica comune di diverse cellule, incluse quelle cancerogene o immunitarie, e avere pertanto un ruolo generale nella propagazione dei segnali patogeni. Sarà questo certamente l’oggetto di future ricerche”.

Full paper